illustrazione di: John Jay Cabuay

Due parole sul Dalai Lama.
Mi interessa più il processo di quello che è accaduto nelle nostre menti piuttosto che il contenuto anche se su quest’ultimo faccio subito un inciso: nessuno, mai e poi mai dovrebbe utilizzare un corpo di un bambino spingendolo ad azioni che hanno un carattere erotizzante o che possono attivare delle dimensioni libidiche incomprensibili per lui.

I bambini non vanno baciati in bocca, neanche da un genitore, figuriamoci da un estraneo e di sicuro non bisognerebbe scherzare con loro invitandoli a “succhiare la nostra lingua”.
Ok non è successo, per fortuna il bambino non l’ha fatto, per fortuna si è fermata lì la questione, per fortuna quello più saggio ha capito che ciucciare quella limaccia molliccia e un po’ vetusta non era un’idea brillante e di certo non lo avrebbe portato dritto al nirvana.
Ma quello che trovo più interessante è come l’opinione si sia mossa.
Ho letto attacchi feroci e corrette puntualizzazioni sul definire l’evento una molestia ai danni di un minore, ma anche tante giustificazioni tra le quali quella di una cultura diversa, quella dove fare la linguaccia sia un gesto radicato nella tradizione.
Nessuna menzione sul succhiarla però.
Ma la verità è che l’interpretazione del gesto e la sua accettazione è radicata nel pregiudizio che abbiamo di una certa persona.
Se lo avesse fatto Kim Jong-un probabilmente sarebbe stato considerato uno psicopatico e sarebbe già partita una petizione mondiale per la sua fucilazione.

Se lo avesse fatto Putin la Russia al momento sarebbe un’insalata, russa per l’appunto.
Se lo avesse fatto Salvini una massa di attivisti dei diritti umani avrebbe già piantato picchetti sotto casa sua e mobilitato l’opinione pubblica per distruggerlo.
Se lo avesse fatto un prete… no aspettate, se lo avesse fatto un prete avrebbero già insabbiato tutto.

Perchè accade questo?
Perchè la nostra mente costruisce categorie per interpretare la realtà e vi inserisce all’interno le esperienze del mondo, lì le racchiude e protegge. Ma la verità è che proteggendole ciascuno protegge se stesso.
Per costruire noi stessi dobbiamo avere delle coordinate di interpretazione della realtà stabili, come quella che la nostra nonna adorata era senza macchia, o che nostro padre assente era un santo in realtà, per non parlare della madre, santa Madonna dedita alla famiglia.
Appoggiamo su queste colonne portanti la nostra identità, ma se una di queste crolla crolliamo anche noi.
Ecco allora che rifiutiamo quello che sta accadendo, lo neghiamo e lo nascondiamo perchè sarebbe troppo difficile sostenere il peso di una porzione di noi stessi che viene demolita.
Quindi il Dalai Lama non può aver detto ad un bambino succhiami la lingua, o se l’ha detto deve per forza essere per la cultura, e se non fosse la cultura forse è demenza senile.
Perchè se il Dalai Lama si trasforma in Dalla ai Lama, io chi sono? Se anche lui, portatore di una cultura millenaria non sta più al suo posto, figuriamoci io che ancora devo scegliere che gusto di gelato preferisco e ogni volta mi devo rileggere il menù della pizza da capo per pensare comunque alla fine di aver fatto una scelta del cazzo.


Ma sapete cosa penso? Per fortuna che sia successo. Così le nostre menti iniziano ad avere piccoli shock cognitivi che spacchino le certezze false e malsane sulle quali abbiamo edificato le nostre barriere, magari il Dalai Lama distruggendo se stesso e la sua credibilità voleva darci un insegnamento, quello di accettare la realtà per quello che è e iniziare a dichiararla.
I bambini non si toccano, manco se sei il capo supremo spirituale e manco se nella tua lingua è contenuto l’elisir della lunga vita e della saggezza profonda.

One thought

  1. Grandeee sono pienamente d’accordo con te. È difficile ammettere che un nostro idolo sbaglia perché noi ci identifichiamo in quell’ idolo e quindi se sbaglia lui in realtà è come se avessimo sbagliato noi. Ma dobbiamo imparare ad accettare che gli uomini sbagliano e che dobbiamo fidarci sempre e solo di noi stessi.

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