Con il pieno rispetto verso chiunque, qualsiasi sia stato il suo vissuto da quasi un anno e mezzo a questa parte, io da parte mia, a tutto quel che sta avvenendo dico grazie.

È stato un momento di profondi silenzi, strade vuote, connessioni interiori, bilanci personali, familiari e lavorativi.
Un lungo periodo di stop, di casa e giardino, di cucina e tramonti dal terrazzo, e notti in vasca e mattine per la scalinata accanto a casa.
E io la vita di prima non la rivoglio.

Ci hanno fatto credere che cinema, negozi, trasporti veloci, supermercati, piazze affollate, concerti, aperitivi, feste, alcool e danze notturne fossero piacevoli, utili, quasi necessari.
Ci hanno fatto credere che ciò che mi viene in mente possa esser qui, subito e facile.

Ci hanno fatto credere che la nostra velocità non dovesse mai fungere da ostacolo ai nostri desideri perchè tanto pochi minuti o ore, al massimo un giorno, ci bastano per arrivare ovunque nel mondo.

Ci hanno fatto credere che bisogna vendere, fare corsi di marketing, capire la psicologia del consumatore e attirarlo nelle maglie del consumismo perchè un amo abboccato è un soldo guadagnato.

Ci hanno fatto credere che feste e aperitivi, concerti e piazze gremite, orari di giorno/veglia invertiti, baldoria e eccessi, alcolici e ancora alcolici, fossero divertenti, piacevoli, quasi necessari al piacere.

Ci hanno fatto credere che se una malattia spunta io devo temer la morte, devo spaventarmi, devo barricarmi nelle mie fortezze, perchè è qualcosa che non va bene, qualcosa di anomalo e pericoloso.

Ci hanno fatto credere che se il mondo si ferma lo faccio anche io, che la libertà è fuori di me, che dentro casa perdo diritti e ebbrezze della vita, che devo uscire rapidamente da questo stato.

Ci hanno fatto credere che i bambini avessero più bisogno degli altri che dei genitori e che chiusi dentro casa impazzivano per colpa della malattia che non li faceva più uscire.

Ci hanno fatto credere di aver bisogno di cinema, sagre, feste paesane, centri commerciali, aree industriali, festival, suoni, luci, musiche.

E se invece non dovesse esser così che vanno le cose?

Ci ho pensato davvero molto in questi mesi e a me per favore, la stessa vita di prima non la date più.

Non voglio più una vita corrotta, distratta, inquinata, rumorosa, piena, dipendente.

La terra collassa e chiede pietà e allora gli aerei non li voglio più.
Voglio le mie gambe, voglio i miei piedi, una bicicletta e un cavallo.
Una sola macchina per famiglia, possibilmente elettrica e sto.

I supermercati straproducono, acquistano cibi industriali, cibi lontani, cibi inquinanti e io, non li voglio più.
Voglio catalogare semi, voglio una serra, voglio un campo, voglio galline, alberi e una mucca.

I cinema, le biblioteche, i musei, i concerti. Vi ringrazio ma non mi mancherete.
Voglio colori e pennelli, voglio un pianoforte e un clarinetto, voglio libri, tanti libri, voglio stoffa, filo e aghi, argilla e legno.

Il mio corpo è un santuario e se lo rispetto lui sta bene, per cui non voglio più alcolici, sigarette, orari folli, zuccheri e farine raffinate.
Voglio studiare medicina, voglio conoscere come funziono, voglio tenere un diario dei miei movimenti fisici per capire cosa il mio corpo ogni giorno pronuncia e dichiara.

I bambini ricevono amore e protezione dai genitori, prime figure che incontrano e la casa per loro dovrebbe essere il luogo più sicuro, protetto al quale tornare con gioia e stare.
Voglio rendere la casa una grande tana confortevole, con spazi, tempi, orecchie, parole e tenerezze per chiunque ne necessiti.

E allora non datemela più la vita di prima.
Perchè non mi sta più bene addosso, perchè gli eventi ti scuotono e staccano il fango secco di dosso e io non ne voglio più di fresco.

La terra sta male e se non mi allineo con quello che mi dice, io figlia fedele alla mamma, mi ammalo con lei e ammalarmi non posso perchè sono grata per la vita che ho ricevuto e perchè voglio vivere 120 anni perchè ho tanto da scoprire e fare e voglio amare 90 anni ancora.
Mamma cara, perdonaci per la nostra cecità, per il nostro maledetto agio, per i nostri terribili vizi, per aver perso di vista l’andamento naturale del cosmo che abbiamo dentro di noi.
Perdonami per le sviste, le distrazioni e le incoerenze, ogni tanto cado anche io nella trappola dell’effimero e del superfluo.
Perdona il nostro disturbo specifico di allineamento alla vita, sai, siamo esposti ad un mondo malato, che lo è così tanto da non riconoscerlo più e sembrare ai più cosa buona e giusta.

Mi avvicino un po’ a te, alla notte che dà tregua, ai boschi che proteggono, agli animali misteriosi che custodiscono, alle voci di chi quel mondo non lo conosceva neanche prima e sta benissimo così.

Devo ancora imparare a riconoscere il ginepro, a conoscere ogni singola parte del mio cervello, a permettere ad una colonia di api di crescere nel mio giardino, a raccogliere le piante officinali, a leggere centinaia di opere che uomini e donne hanno prodotto, a scriverne di nuove, a parlare con tutti quelli che incontro, a veder nascere un puledro e a sfornar pane e biscotti di zenzero nel forno a legna, per cui davvero, non la rivoglio più, perchè non saprei più cosa farmene.


3 thoughts

  1. È bellissimo leggerti Emily e ogni giorno aprendo la posto spero di trovare un tuo articolo. Ma tutto questo forse anche perché condivido i tuoi pensieri e le tue parole. La vita correva troppo veloce e ad un certo punto ci siamo dovuti fermare tutti, da lì la riscoperta di tante cose della propria casa e tanti pensieri hanno preso spazio nelle nostre menti. Chissà se ritorneremo a come eravamo prima secondo me no questo periodo ci ha insegnato tanto e chi l’ha preso come l’opportunità di fermarsi a riflettere è stato segnato per sempre. Ti abbraccio Ilaria da Genova

  2. Immensa come sempre. Solo sui concerti mi si è fermato il fiato. I concerti o le manifestazioni artistiche in tutte le sue forme o di musica aiutano la mia parte bambina ad emergere con piacevoli emozioni e vorrei fossero sovvenzionati dallo stato almeno gli artisti di strada. Agli artisti,ai poeti, ai narratori di arte semplice non riesco a dire no. La sensazione che si crea prima di uno spettacolo, sia nel farlo, sia nell’attesa é qualcosa a cui misticamente non voglio ancora rinunciare. Voglio ancora stupirmi come quando guardo le bolle di sapone per imprevedibilità grandezza e riflessi di colore. Grazie per avermi permesso questa bella riflessione.

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