illustrazione: Katie Daisy


Qualche giorno fa mi è stato inoltrato un messaggio da una mamma, era un invito ad entrare in una scuola appena aperta.
Il programma educativo era: nessun progetto formativo, decidono tutto i genitori insieme, retta bassissima, scuola bellissima e insegnanti portati via da un’altra scuola conosciuta nel territorio.
Nessuna menzione ai bambini, ai principi educativi, agli obiettivi pedagogici.
Nulla in più, un messaggio per arruolare nuove famiglie, condito da emoticon e cuoricini.
Ho avuto paura e provato profondo timore.

Qualche giorno prima avevo dialogato con Alex Corlazzoli rispetto quel che sta avvenendo da qualche anno nel mondo della scuola, in quell’area che definirei di naufragio.
Come quelli del messaggio di cui parlavo, sono molti i genitori che stanno decidendo di uscire dal percorso offerto dalla scuola statale per creare, e molto spesso improvvisare, nuove scuole.
Se da un lato questo dato apre molte riflessioni sulla delusione dei genitori verso l’offerta educativa che stanno ricevendo e son felice che vi sia una presa di consapevolezza dei limiti educativi di una scuola che necessita di un profondo rinnovamento, dall’altro noto con profondo timore che quella che sembra essere un’evoluzione rischia di essere un’involuzione.

Non basta mettere insieme una manciata di bambini, qualche famiglia e degli adulti improvvisati insegnanti che fino a quel momento hanno fatto tutt’altro nella vita per poter dire di aver aperto una Scuola.
Ne ho viste decine e decine di realtà in questi anni muoversi in tal modo, si uniscono riconoscendosi nella critica verso il sistema e finiscono per scannarsi vicendevolmente, con i bambini che da protagonisti diventano spettatori attoniti.
Ne ho viste tante, e davvero poche resistere al tempo che passa, alle crepe create da mancanza di struttura e direzione che son diventate voragini.

Il mio non è un attacco a chi nella sua vita decide di aprire una scuola, lo trovo lodevole invero e spero che siano sempre più i lucidi genitori e insegnanti che inizino a dire “Non accetto più un sistema educativo obsoleto, anacronistico nei pensieri e nelle strategie, contraddittorio nel confronto tra teorie e pratiche, tra pretese e testimonianze degli adulti”.
Ma servono competenze, conoscenze in ambito pedagogico e didattico, ma soprattutto sociologico e psicologico.

Anch’io, ahimè, ho potuto sperimentare negli anni a mie spese (interiori soprattutto) come queste realtà possono trasformarsi in sfiatatoi di nevrosi personali che diventano collettive, luoghi di giochi psicologici e talvolta manipolazioni di eventi e situazioni, luoghi con cariche emotive talvolta di portata nucleare, luoghi che necessitano di mediatori e professionisti della psiche per gestire l’enorme complessità delle dinamiche che si innescano.

Oggi, dopo 13 anni dall’apertura della prima realtà, quando ancora in Italia non eravamo che briciole e per saperne qualcosa dovevi andare all’estero a formarti, studiare, chiedere e conoscere, inizio ad esser preoccupata per quel che sta accadendo.La scuola deve profondamente rinnovarsi e su questo credo che siamo tutti d’accordo, ma creare realtà clandestine, nascoste, senza regole e principi, basate sul “se volemo tanto bè” e “che ci vorrà mai a fare una scuola” lo trovo pericoloso.
ll rischio è quello di giocare con il destino dei bambini, di sottovalutare l’importanza di un mestiere che non si esaurisce nel controllare che i bambini non si faccian male e nel proporgli attività carine (se non cambiano i paradigmi educativi poco importa cambiare la scenografia), di creare isole che invece di promuovere il principio della collaborazione per cambiare il mondo finiscono per alimentare giudizio e disprezzo verso il circostante.

Abbiamo tanto bisogno di pace, non per quel che sta succedendo accanto a noi da qualche settimana, ma per tutti noi da sempre, per i bambini che ci osservano e imparano.

Aprite ancora Scuole non rifugi segreti.

Protestate verso la mancanza di professionalità di alcuni insegnanti della statale non replicatela.

Riconoscete la fragilità e chiedete sostegno a professionisti laddove sentite dei vuoti di forma e sostanza.

Non unitevi per rabbia e protesta, ma per consapevolezza e scelta.

Non create meccanismi con assenza di struttura e principi, esploderanno di fronte al primo problema reale, e renderanno problemi collettivi quelli che in realtà son problemi di ordine personale.

E infine fate attenzione, tanta attenzione a non creare transfert tra di voi (una delle situazioni più frequenti che ho visto negli anni).

La scuola deve essere un luogo che apre porte non che le chiude.

Quindi davvero, apritele, ma con cognizione di causa, con strumenti, professionalità e tanta umiltà.
Rimaniamo uniti, lucidamente e amorevolmente per il futuro dei bambini.
L’unica possibilità che abbiamo come umanità per un mondo migliore.

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One thought

  1. Buonasera, posso sapere da quale scuola è stata invitata ad un incontro? Mi sto guardando intorno per scegliere la soluzione migliore per i miei figli non vorrei incappare in questo tipo di realtà. Grazie se avrà modo di darmi alcune informazioni in più. Valentina Farinelli

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