Questa mattina mi sono svegliata a Paperopoli.
C’era una notizia che rimbalzava su tutti i giornali da giorni, ma io ero sui monti, dove il Papersera non viene distribuito e non potevo sapere.
I due paperi più ricchi si sfideranno ad un duello all’ultimo sangue per decretare chi dei due è più forte e ha il becco più lungo.
Si spiumeranno, si assesteranno zampate sul petto piumato, se le daranno di santa ragione fino a vomitare tutto il mangime con cui si sono ingozzati.Rockerduck, scrive post su Papergram dove dà dell’altro del piccione vigliacco, lo invita a non inventarsi scuse e a dare conferma del luogo.
Intanto si allena nell’aia contro Fagiani e Tacchini per non perdere il ritmo.
Paperon de Paperoni prende tempo mentre lucida la numero 1, prepara intingoli contro Amelia e blatera qualcosa di incomprensibile.
Quando ho aperto meglio gli occhi mi sono accorta che non ero a Paperopoli ma ad Osimo.
Giuro che ho stentato a credere, ho letto più e più articoli per verificare se fosse vero, perdendo parte delle mie facoltà cognitive.
I due polli sono Zuckenberg e Musk ed è tutto drammaticamente vero.
Due polli, tra i più ricchi del pianeta litigano, si fanno sgambetti cercando di mostrare la loro superiorità, vogliono mostrare a tutti che i loro progetti sono migliori di quello dell’altro e cosa fanno per chiudere la questione?
Si picchiano ovvio, come due bulletti di qualche quartiere di periferia che devono decretare di chi è l’area dello spaccio.
Una conclusione perfetta che dichiara la loro essenza, la loro percezione della realtà e in fondo come forse considerano tutti noi: un ammasso di cretini senza cervello che vogliono veder saltare otturazioni ed eccitarsi all’odore del sangue.
In un mondo che avrebbe solo bisogno di abbassare il livello di conflittualità e violenza, i principali detentori degli strumenti social con cui condividiamo informazioni e cultura (o quel che ne rimane) scelgono di usare la loro voce per mostrare che la forza violenta sull’altro è quello che alla fine serve.
Si sarebbero potuti sfidare a scacchi, avviando una partita che magari sarebbe durata settimane mostrando la loro intelligenza, la loro capacità strategica, la loro superiorità cognitiva e nonviolenta, oppure avrebbero potuto conversare in latino fino all’ultima declinazione mostrando che lo studio e la cultura fanno grande un uomo.
Avrebbero potuto fare una sfida in campagna per vedere chi era più capace di zappare un ettaro di terra e coltivare sementi che avrebbero sfamato famiglie e famiglie.
No, loro hanno scelto di sfidarsi a MMA, lo sport più violento del mondo.
Hanno scelto la cultura della violenza, la cultura darwiniana del più grosso che fa il culo al più debole, vorrebbero un’arena addirittura per rievocare i gladiatori e vorrebbero tutti noi ad urlare, fare il tifo e alla fine abbassare il pollice per giustiziare il perdente.
Dobbiamo ribellarci a tutto questo, l’unica forma di forza possibile è quella della voce collettiva che si alza per dire no, che in Italia non li vogliamo per questa messa in scena imbarazzante, che vogliamo essere un popolo che diffonde cultura e rispetto, che non vogliamo che la nostra storia venga utilizzata come teatrino per questi burattini di se stessi, caricature del proprio ego smisurato e fuori controllo, che usano la propria visibilità per compensare qualcosa che probabilmente è riconducibile a non essersi sentiti abbastanza durante l’infanzia.Leviamo le nostre voci per dire che no, qua non c’è spazio per la violenza, ne abbiamo già troppa di nostra e non abbiamo spazio anche per quella altrui.
Leggo che il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato di aver avuto una “lunga e amichevole conversazione” con Musk per organizzare un “grande evento di evocazione storica”.
Anche io vorrei fare una lunga e amichevole conversazione con Gennaro per parlare di responsabilità, di educazione e pedagogia e del ruolo che si è assunto per tutelare la cultura.
Leggo che anche Giorgia Meloni avrebbe dato il proprio consenso.
Se disponibile farei due chiacchiere anche con lei e dell’esempio che dovremmo dare ai bambini e bambine in crescita.
Tutto questo va fermato o il 26 agosto sarà il giorno in cui avremo venduto la nostra dignità culturale per qualche milione di visualizzazione.
Sarà il giorno in cui verrà legittimata la violenza in mondovisione, il giorno in cui centinaia di migliaia di bambini e ragazzi guarderanno questo spettacolo grottesco senza accompagnamento per poterlo leggere e condannare e finiranno per replicarlo.
Violenza chiama sempre violenza.
In un paese che ogni giorno si sveglia con un omicidio abbiamo bisogno di una seria cultura della pace, del dialogo, dell’educazione sentimentale ed emotiva.
Non apparecchiamo la tavola a questi polli o i polli abbrustoliti allo spiedo della violenza saremo noi.
Io non vivo a Paperopoli.
tutto tristemente vero..
e poi parliamo di scuola, di educazione, di rispetto..
forse un giorno ci estingueremo e finalmente la terra avrà pace.