Che io sia stata pesce è incredibile.
Tu acqua, acquario, cibo, marea, tempesta, sole, porta di ingresso e uscita.
Non dovrebbe pertanto sorprendermi che ovunque ti vo’ cercando.
Non me ne accorgo subito ma poi quando capita dico “ma guarda un po’, anche qua”.

Questa vita sembra un grande labirinto che mi riporta sempre al centro, di fronte a chi è stato per me luce, oscurità, riparo e pericolo.
Ti ho cercato nei miei amici, nelle mie scelte lavorative, nell’amore, nei miei gusti, nel cibo, nei paesaggi, nell’architettura, nelle superfici e colori, nella mia rabbia e nelle mie fughe.
Tutto per tornare al cuore, il tuo, che batteva per me e per te, teneva il tempo della mia vita fatta di piccoli movimenti fluidi, di immense domande e infinite percezioni che hanno generato la mia mappa del mondo, le mie missioni e fragilità.

Io cartografa, tu periscopio.
Io esploratrice curiosa, tu oblò gigante da cui curiosare.
Io voce, tu parola.

Oggi lo posso dire, io ti amo mamma.
Ti amo così come come un fiore ama l’acqua, 
un monte le nuvole che lo vestono,
un dirupo gli alberi impavidi che lo trattengono,
un fiore di ciliegio l’ape che lo impollina.

Copri tutti i miei tempi verbali, molti degli avverbi e potrei usare innumerevoli aggettivi per descriverti.
Mi hai lasciato i nomi, ma se li analizzo sei anche lì.
Non son tua, ma tue son le mie incognite, certezze e carezze che mi porto appresso.
Ereditate da tua madre certo, da tua nonna, stirpi di donne volitive, terrene, dense.
A tutte voi devo la vita, l’amore per essa e i dolori nel condurla.

E poi son diventata madre anche io.
Ai miei figli ho passato quel che volevo e quel che avrei preferito infilare in cave profonde e buie.
Loro, specchi onesti e lucidi, come maghi eccelsi, dal cappello tiran fuori conigli, colombe, vespe e pipistrelli.
Tutto e tutti insieme dobbiamo gestire mamma.
Possiamo anche, se lo vogliamo, se lo vediamo, se lo accettiamo.
Che non tutta questa roba è mia, e neanche tua, e neanche di tua madre e così all’infinito.

Amiamoci, abbracciamoci e scriviamo lettere commosse alle ave, ai loro inconsci e diciamoglielo che una mamma e una figlia hanno spezzato l’incantesimo e si sono liberate, del loro dolore, delle loro costrizioni, dei loro matrimoni infelici, delle gravidanze indesiderate, della fame e della vita che sa esser davvero gravosa.

Oggi festeggiamo e ricordiamocelo anche domani, che abbiamo vinto sulla morte, che ce l’abbiamo fatta.

Siamo vive, noi e i bambini che sono arrivati e arriveranno.

Amore libera tutti mamma cara.

Son qui.

Con gioia, verità e occhi aperti, loro sorridono e se fai silenzio lo puoi sentire.

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