Scrivo questo articolo da un treno in corsa, come ai vecchi tempi.
Vi chiedo subito pazienza e comprensione, potrei scrivere confusamente perchè sono tante le cose che vorrei dire e come quando una folla si precipita dentro uno stadio passando da un misero cancello la prima fase del riversamento potrebbe essere caotica e confusa, ma poi gli spalti, i biglietti, i posti assegnati e l’ordine…forse.
L’altro giorno mi ero interrotta con una dichiarazione: nel pomeriggio continuerò.
Ma il pomeriggio mi sono addormentata e ho avuto 13 ore di sonno in cui ho rivissuto molte cose, recuperato ricordi antichi (o così mi è sembrato), vissuto avventure oniriche incredibili e mi sono svegliata con qualche intuizione in più.
Ve l’avevo detto, credo molto ai sogni, citofoni del mio inconscio, cabine telefoniche per parlare con il deposito del “non ricordo più” che fonda tutto quel che sono.
Sapete no che il libero arbitrio è una chimera? O perlomeno a noi sembra di esercitarlo costantemente, ma la verità è che è più spesso il nostro inconscio a gestire noi di quanto noi siamo in grado di fare con la nostra vita,
Una frase di Jung dice : “La mia vita è la storia di un’autorealizzazione dell’inconscio.”
Bella vero?!
Forse per alcuni è un po’ catastrofica o pessimista, perché così sembrerebbe che tutto sia già stato scritto. Non è esattamente così, piuttosto consideratelo in questo modo: sulla base del nostro vissuto e quello del nostro sistema familiare abbiamo incorporato dei modelli, dei copioni, dei programmi, delle credenze e strutture di pensiero e azione, che ci guidano verso traiettorie conosciute e spesso ripetitive.
Se ne può uscire, nei limiti della possibilità, rielaborando il nostro passato e forse più che diario estemporaneo dalle terme questo dovrei chiamarlo una spedizione speleologica interiore.
E quindi vorrei parlarvi delle terme, delle patate bollite che sembriamo noi umani quando entriamo in quelle pozze fumanti, dell’uomo orientale che ogni tanto spariva misteriosamente sotto le bolle, della piscina al buio dove tutti pomiciavano e mi sentivo come quando alle medie alle 7 di sera camminavo per i giardini di Piazzanova (giardini del centro storico di Osimo) e dovevo dribblare coppie avvinghiate che si strusciavano ad ogni angolo e panchina.
Vorrei parlarvi della sala del ristorante e della nonchalance che ho acquisito nel rubare marmellate o biscotti per mangiarmeli successivamente, del cameriere anziano obeso che grondava sudore e la mia paura di assistere ad un suo infarto, delle statue di gesso che popolavano ogni angolo e riempivano ogni vuoto dell’albergo anche oltre la decenza e il buongusto.
Potrei ma ora non riesco.
Il corso che sto facendo e di cui più avanti sono certa vi parlerò ha messo in moto molti pensieri e non ho tanta voglia di scherzare ora, perché quando uno cerca delle risposte le trova e non sempre è semplice o facile digerirle ed elaborarle.
Quello che cerchi trovi e la collana che mi vedete sempre nelle dirette con una bicicletta mi ricorda questo: “hai voluto la bicicletta? Adesso pedala bellina!”.
Aiuto tanti a sciogliere i loro nodi ma anche io sto finendo di sciogliere i miei, alcuni ormai sono liberi da tempo, altri in corso di scioglimento e altri probabilmente non mi sono ancora resa conto di averli.
Io non sono una condottiera, ma una ricercatrice.
Una cartografa piuttosto.
Una che ha la forte sensazione che ci sia un nuovo continente da scoprire e al viaggio, lo studio, il racconto dedica tutto.
Mi rendo conto di avventurarmi in territori inesplorati e altri dove pochi sono andati, spesso mi sento sola e mi chiedo da dove mi arrivi tutto questo coraggio che sento, poi mi fermo e lo so.
Non c’è giorno in cui non ricordi con esattezza che posso dir con certezza solo poche cose, tra queste che siamo tutti interconnessi e che la mia vita è un soffio prolungato su un dente di leone: stupenda, meravigliosa, fragile, veloce.
E sono affamata, terribilmente affamata di raccontare a tutti quel che scopro, di portare chiavi di guarigione, di provare a portare a tutti pace, di aiutare chi con me condivide questo flusso di vita ad esser assieme delle persone migliori che praticano amore e benessere.
Mi barcameno tra figli a cui la vita l’ho trasmessa direttamente e alla responsabilità che ho verso di loro, quella di averli voluti qui, in questo momento ed essere nella posizione di dover fare di tutto per dar loro un’infanzia armonica, lucida, onesta, ricca di strumenti per quel che sarà il loro cammino.
Tra questo e il lavoro, che è fatto di centinaia di mail che ricevo, di persone con ferite da abbandono e mancato riconoscimento che se non gli rispondi entro 12 ore vanno già in stress e riversano su di me il dolore che dovrebbero rivolgere a chi quelle ferite gliele ha procurate davvero, che è fatto di consulenze in cui investo tutta la mia persona con passione e intensità, di valanghe di storie che raccolgo, di litri e litri di the e tisane che ripuliscono e lubrificano il mio corpo.
E poi una detective sono, una che sta investigando su un caso stimolante.
La vita è il caso stimolante che sto studiando, la vita di noi umani nello specifico.
Trovo straordinario che il miei polmoni respirino ogni secondo, che il mio cuore continui a battere senza che io debba chiederglielo, che ogni mia singola parte lotti infaticabilmente per tenermi in vita, per trovare equilibri ai cambi che gli impongo, alle fatiche a cui lo sottopongo.
Sono viva, diamine, ma ve ne rendete conto che la vostra vita è la cosa più incredibile che ci sia?! Siamo dei miracoli che camminano, e piangono, e ridono, e corrono, e parlano.
E quindi questo non è un diario ma un inno alla vita e alla ricerca interiore che non c’è terma che tenga al confronto del piacere che si prova quando un nodo si scioglie e tutto dentro di noi fluisce e guarisce tutto quel che trova.
Un inno alla vita e un augurio per tutti voi, e un promemoria: ricordate che ogni volta che la vita vi sta mettendo di fronte un ostacolo lo avete in realtà messo voi stessi, e spesso il motivo per cui lo avete fatto è perchè volete rielaborare qualche vissuto.
Siate grati a quelle che chiamate sfighe, sfortune, ai problemi e intoppi in realtà sono delle grandissime fortune, immensi tesori tutti per voi.
Sono felice di esser viva con tutti voi, compagni di classe di questa scuola.
vi abbraccio
Un abbraccio a te ❤