illustrazione: HISASHI OKAWA

A nome di tutti i bambini e le bambine chiedo che venga costituita una commissione di esperti e professionisti, i migliori presenti su tutto il nostro pianeta, volta a tracciare con chiarezza i disturbi di insegnamento che possono, ahimè, manifestarsi nel corpo docente.

Non deve essere facile credere di amare i bambini e voler stare con loro e scoprire poi di avere dei disturbi che ne precludano o ostacolino la lucida e efficace presenza.
Dobbiamo essere compassionevoli e comprensivi, ma al contempo onesti e lucidi.
Capita, può accadere e allora dobbiamo gestire la situazione.
“Gentile docente, le siamo vicini ma non possiamo fare a meno di notare le sue difficoltà. La invitiamo a fare una piccola valutazione, nulla di che, dovrà solo andare da un esperto che giocando un po’ con lei potrà identificare le sue difficoltà, se ve ne fossero. Poi costruiremo un piccolo percorso terapeutico e in classe le affiancheremo un educatore per sostenerla nei suoi disturbi di insegnamento”.

Più o meno andrebbe così.

Mi sento di voler sostenere gli esimi colleghi provando a delineare alcuni dei principali disturbi che ho notato negli anni.

SINDROME DEL CEMENTO ARMATO: probabilmente cresciuti tra condomini e cantieri, questi insegnanti temono la natura. Non portano i bambini in giardino e invocano colate di cemento per evitare il fango. Mettono il repellente per entrare, tengono i capelli legati per timore dei pidocchi, tengono in tasca disinfettanti, se devono toccare un fazzoletto usato di un bambino si cospargono le mani di trielina, bruciano il sacco della spazzatura e spruzzano profumatore per ambienti. Uccidono le vespe che entrano in aula dopo aver seminato il panico tra i bambini e l’unica stagione per loro accettabile per star fuori è l’estate quando finalmente se ne possono stare a casa e gli animali più spaventosi che conoscono, i bambini, sono distanti da loro.

DEFICIT DI VOCAZIONE: questo disturbo affligge quegli insegnanti che non si sa bene come siano finiti ad insegnare. Quelli che un giorno hanno pensato “ma sì dai, quasi quasi insegno”, “alla fine è un lavoro sicuro”, “che poi quanto ci vorrà mai a stare con i bambini?”. Questi insegnanti hanno difficoltà nel riconoscere le responsabilità del loro lavoro, difficoltà a voler approfondire lo studio, difficoltà a mettersi in gioco come persone, difficoltà a rimanere a portare a termine il lavoro extra che questo lavoro inevitabilmente comporta quando portato avanti con professionalità e dedizione. Li riconosci dall’orologio che tengono sempre d’occhio, dalla capacità di dribblare impegni e responsabilità e dalla velocità con cui riescono a concludere riunioni e colloqui e dalle ruote che sgommano nel parcheggio.

DEFICIT DI EQUITÀ: questo è un disturbo che può manifestarsi in qualsiasi insegnante, può insorgere all’improvviso senza segnali predittivi e eventi pregressi che ne anticipino l’arrivo. Gli insegnanti con questo disturbo hanno uno o più bambini preferiti e che proteggono ed altri che detestano nel peggiore dei casi, disistimano nel migliore. Spesso non se ne rendono conto e sono di particolare resistenza nelle terapie perchè, laddove riescano a prendere consapevolezza dei loro comportamenti, li ritengono corretti portando tesi a loro dire inconfutabili atte a dimostrare la meraviglia dei primi (i protetti) e i difetti terribili dei secondo (i rifiutati). Con loro bisogna andar cauti perchè non sanno che stanno viaggiando nel tempo in realtà e stanno usando quei bambini per antichi scopi inconsci. Se affrontati di petto la macchina del tempo rischia di rompersi e potrebbe catapultarli rapidamente nei tempi della santa inquisizione.

SINDROME DEL CORPO INVISIBILE: questi insegnanti hanno un disturbo che li rende incapaci di percepire il corpo dei bambini. Deve essere un gran problema stare in una classe e sentire solo la voce dei bambini senza capire da dove quelle voci provengano. Infatti questi insegnanti preferiscono stare seduti sempre dietro ad una cattedra per evitare di sbattere erroneamente contro uno di quei corpi invisibili che si aggirano per l’aula. L’altra strategia che questo docente mette in atto, forse sempre per paura di incappare in urti, è quella di imporre ai bambini la staticità. “Fermi, immobili alle vostre sedie, composti. Ricreazione? Seduti! Corsa? seduti, basterà muovere le gambe sotto la sedia”. Il corpo degli alunni di questi insegnanti non è mai impiegato nella didattica perchè loro semplicemente non lo riescono a vedere, non fategliene una colpa, in fondo si tratta di una sindrome.

DISGERARCHIA: questi insegnanti vivono dentro ad uno shaker per cocktail, forse ci sono caduti dentro insieme a del gin dopo l’ultimo collegio dei docenti durato 5 ore. A loro si sono mischiati un po’ gli ordini e i piani e così hanno finito per credere che i loro alunni siano dei figli e che l’insegnamento sia un sostituto della maternità. Se uno di loro li chiama per sbaglio “Mamma” o “Papà”, godono interiormente pensando di esser sulla strada giusta. Cercano abbracci e baci dai loro alunni, li riempiono di tenerezze e affetto che vanno molto oltre la loro professione, cercano amore dai bambini e desiderano essere apprezzati e amati. Vorrebbero diventar genitori di tutti e se potessero anche delle bidelle, del dirigente e dei 17 gatti randagi della zona.

DISATTUALE: questo insegnante da bambino non andava forte nelle interrogazioni sui tempi verbali e la sua confusione si è protratta ai giorni nostri. Non ha ben capito che non vive in un romanzo di De Amicis nè lavora in una scuola degli anni ’30. Non avendolo capito (può capitare a tutti di perdersi 70-80 anni di storia signori, suvvia!) continua ad applicare pratiche educative arcaiche, a volte paleolitiche. Ha accettato un’unica innovazione: la fotocopiatrice. Fedele alleata del maestro, come sostenevano grandi pensatori di cui ora ci sfugge il nome.
Così tra poesie da imparare a memoria, schede da attaccare, disegni da colorare nei bordi, matite da temperare, rituali da rispettare, disciplina da accettare, lui ogni giorno sfida le leggi temporali.

DEFICIT DELL’AUDIO: si narra che questi insegnanti siano in realtà figli di fonici e che siano pertanto stati cresciuti tra concerti, amplificatori e casse. Hanno una malformazione interna che non consente loro una corretta gestione dei decibel, finendo così per urlare quasi sempre, rendendo partecipi anche i vicini che possono sentirli fino a 4 isolati che Pietro non ha portato i compiti e che la proprietà commutativa ha una funzione fondamentale nella conoscenza della matematica. Nessuno è però ancora riuscito a commutare la loro voce in suoni d’arpa e flauti andini. Di loro si dice anche che siano amanti del mondo marino in quanto spesso le loro corde vocali vengono popolate da polipi.

SINDROME DEL GIUDICE ONORARIO: volevano studiare giurisprudenza e invece si sono ritrovati a scuola. Quando arrivano però fingono di entrare in tribunale, di mettere una parrucca bianca e una toga nera, usano la matita sul tavolo come un martelletto e amano sentenziare. Sui bambini, sui colleghi, sui genitori, sui libri di testo, sulla migliore carta da stampante e carta igienica da comprare, sull’importanza di mangiare 3 noci a colazione e sulla temperatura corretta dei termosifoni. Amano dividere i bambini dai conflitti e dire chi aveva ragione e chi torto. Amano le guardie che portano fuori dall’aula gli imputati indisciplinati e i testimoni oculari degli eventi per trovare sempre il colpevole, perchè qui nell’aula, uno, colpevole lo deve essere per forza.

DISESTETIA: loro tutto sommato sono in gamba ma non hanno mai ricevuto nessun sostegno sulla comprensione della connessione tra armonia e bellezza. Per loro la scuola è una succursale della Disney e riempiono vetri, muri e porte di pippi e topolini, di supereroi e di peppe pig. Hanno un uso della plastica smodato e azzardano accostamenti che nessun umano dovrebbe mai osare. Se devono metter su musica con i bambini sono indecisi tra “le tagliatelle di nonna pina” e “supermix babydance yeah”. Hanno convenzioni per l’acquisto di glitter, colla vinilica, bicchieri di plastica, acrilici e accumulano rotoli di carta igienica dal 1982. Hanno buone probabilità di guarire ma necessitano di filler di storia dell’arte, flebo di cromoterapia, intense visite a siti archeologici e museali.

DEFICIT DEONTOLOGICO: questi insegnanti hanno confuso il loro lavoro con una puntata di Un posto al sole. Sanno che Ludovico di terza è il fratello di Sara di quinta, cugini di Samuel che aveva frequentato 3 anni fa, la cui mamma, l’estetista del centro, è la moglie dell’assessore alla viabilità che ha fatto l’inciucio con il sindaco per la concessione del terreno dove hanno costruito il ristorante che gestisce Paolo, padre di Emma della prima, che prima stava con Giorgia la mamma di Brando della quarta. Ma come chi è Giorgia? Lo sanno tutti che è quella che in quinto superiore è rimasta incinta di Daniele, il figlio del primario, lo stesso che gli si è suicidata la moglie, dicono che le metteva i corni e la mia vicina Cinzia può testimoniare in caso servisse.
Sanno tutto, tranne dove hanno appoggiato la loro coscienza.

Sono certa che la scienza saprà individuare ulteriori disturbi e che i progressi della ricerca potranno trovare cure sempre più efficaci.
Nel frattempo noi gli staremo accanto.
Ma voi, bambini e bambine non vi preoccupate che ce la stiamo mettendo tutta per riuscire a dare ai vostri amati insegnanti i necessari strumenti compensativi di cui hanno bisogno.
Perchè si sa, quando uno ha un disturbo non lo dobbiamo far sentire in difficoltà ma amorevolmente accompagnarlo verso la consapevolezza e le strategie per superare i propri limiti.
Se ce la fa un bambino, figuriamoci se non possono farcela loro!

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