illustration: Redmer Hoekstra

Cara creatura, pensata, immaginata, sognata attesa, questa volta non sarà una conta, un matematico calcolo alla caccia di te.

Perchè la vita insegna che se qualcuno viene cacciato la cosa più immediata che potrebbe avvenire è che si dia alla macchia, che fugga lontano.

E io tutto desidero, fuorchè vederti fuggire da me, dall’eventualità di poterti abbracciare, proteggere e infine salutarti commossa.

Caro bambino che ancora non ci sei, ma che non c’è istante che io smetta di attenderti, vorrei che questa non fosse una pretesa.

Dall’alto della mia età, da questa pesantezza fisica che è tutta adulta, da questa solida corporatura che vorrebbe tanto diventare isola che protegge, da qui, da questo luogo interiore che è una sala d’attesa con tazze, thè e cioccolatini di cortesia, io lo prometto.

Giuro di fronte alle cicale, ai ragni, ai bicchieri nel lavello e al gatto che sonnecchia, che ti faccio spazio.

Dentro questa vita frenetica mi sposto un po’, lo faccio prima che tu arrivi, così che tu possa percepire che non sto mentendo, che davvero saprò cedere porzioni della mia vita per te.

Da qui apro le porte delle mie dighe, lascio che ogni mia paura, mostro, demone e fiera esca, perchè il mio mondo interiore non possa spaventarti una volta che sarai tu ad abitarlo.

Ti assicuro, piccola creatura celeste, che pregherò la vita in tutte le sue forme, in un’atea spiritualità che è tutta la mia, all’ape chiederò la grazia della costanza, alla lucertola la tenacia della ricrescita, al pesce il coraggio di sfidare gli abissi e alla lumaca la capacità di trasportare case scivolando con eleganza sopra la vita.

Bambino che non ancora non ci sei, quando arriverai la prima cosa che farò non sarà misurarmi la temperatura basale o spalmarmi su un divano per non creare trambusto nel tuo lavorio silenzioso.

No, io ti mostrerò quanto la vita con me può essere gioiosa e divertente. Faremo picnic, il bagno all’alba, mangeremo lo zucchero filato al luna park e sdraiati su una coperta di fortuna conteremo le stelle nell’aia di una casa di campagna abbandonata.

Piccolo cuore, in qualsiasi forma il tuo cuore batterà, per qualsiasi durata, io, per sempre, sarò tua madre e mai cesserà di dimenticarlo. Non ti abbandonerò ne lascerò sprofondare nell’oblio, anche se il nostro incontro durerà un mese o il tempo di un sogno ad occhi aperti.

Il mio cuore batte e se faccio silenzio puoi sentirlo anche tu, la porta è aperta, la strada è illuminata e la mia fiducia verso la vita illimitata.

Sono qui.


Dedicata a tutti i genitori che ancora non lo sono, ma aspirano ad esserlo.
Pensata e scritta con profondo rispetto e vicinanza verso chi attende un bambino che stenta ad arrivare.
Non rendete la genitorialità un safari, un accanimento terapeutico, un’ostinazione.
La vita chiede rispetto, spiritualità, fede nella vita, interconnessione col cosmo, senza andare a scomodare nessuna religione o forma esoterica.
Noi siamo esseri spirituali e dovremmo ricordarlo quando chiamiamo a noi un’altra vita, quando apriamo i portali all’infinito dovremmo essere sintonizzati con esso.
Vi sono vicina, a voi, ai vostri dolori, ai silenzi che cadono dentro un singhiozzo disperato, alla paura di fallire e non essere abbastanza genitore.
Sono vicina a voi, e a tutti i bambini che state aspettando.

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2 thoughts

  1. Grazie Emily, oggi chiederò alle farfalle la grazia della leggerezza e il segreto della trasformazione. Grazie di cuore.

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