illustrazione: Abbey Lossing

Una fila dentro uno dei tanti uffici istituzionali polverosi e decadenti e una necessaria boccata d’aria in attesa del mio numero sembravano rendere la giornata come tante altre.

Il cambio di prospettiva, ebbe inizio con un suono, una prolungata campanella estranea a quel paesaggio fatto di condomini, lavori in corso, pensionati parcheggiati nei tavolini di un bar e grattatori seriali di biglietti perdenti.

Una campanella isterica che parlava di mondi a me noti ma distanti, troppo, al punto da non ricordarli immediatamente.

Ma presto capii, e di preciso avvenne quando all’acuto urlo, si aggiunsero quelli di donne e subito dopo bambini.

Perlopiù donne, i bambini li percepivi in realtà, li sentivi dentro, ma le loro voci erano soffocate.

Così ebbe inizio la prova di evacuazione di una scuola elementare.

La scuola, inserita in un edificio di recente fabbricazione ma di gusto architettonico fascista, si affacciava su una piazza, le cui piastrelle erano state disposte in maniera geometrica a formare reticolati che la percorrono da parte a parte.

E quelle stradine che le piastrelle creavano, piacquero tantissimo alle insegnanti che osservai. Ognuna di loro scelse un sentiero, ma la differenza con i giochi da settimana enigmistica, era che tutte erano dritte e portavano ad una parete con delle panchine.

Le maestre intimorite probabilmente da quel vespaio creatosi, iniziarono una coreografia drammaticamente coordinata, fatta di polsi strattonati, bambini raddrizzati nella fila, che per loro disgrazia, non lasciava pietà a chi metteva il piede nella mattonella bianca anzichè nera. Un’evidenza schiacciante contro loro.

Io non so cosa si scateni interiormente quando 11 insegnanti devono portare nel piazzale vuoto di fronte alla scuola un centinaio di bambini, laddove è evidente che nessun pericolo potrà disturbarli e nessun incendio reale carbonizzerà le loro vite.

Davvero fatico a pensare che anch’esse siano state bambine, perchè se così fosse, dove sono finiti i loro intimi recettori di sensibilità?

Era una prova antincendio, a me sembrava la materializzazione delle foto che mia nonna mi mostrava quando faceva parte delle piccole italiane e insieme marciava nella piazza principale della città.

Bambini bicolori, rosa o azzurri nei loro grembiuli, sopra quel piazzale anch’esso bicolore, erano spronati e minacciati da frasi come “composti come soldatini”, “zitti dovete stare!”, “non vi azzardate ad appoggiarvi al muro” e simili.

La più tremenda però fu”Immobile YUrIII!!” urlata con potenza pari all’allarme antincendio mentre Yuri camminava e la maestra lo tirava per la manica. Cosa avrà pensato Yuri? Come avrà decifrato quell’imperativo urlato in stampatello contraddetto dal corpo della maestra? Come si sarà sentito mentre lei gli urlava ad un palmo dal naso di non muoversi mai più?

Purtroppo Yuri non sembrava sorpreso, nè intimorito, nè spaventato e questo non perchè Yuri è un maleducato, ma perchè è vaccinato contro l’abuso di potere, il dispotismo e la tirannia.

Yuri, come tanti suoi amici, sono mesi, anni, secondi che fa prove anticendio interiori per fuggire da quei roghi emotivi che qualcuno appicca a pochi centimetri dalla sua identità. E se anche lui iniziasse a girare con i fiammiferi?

E’ aberrante come tutto ciò venga spacciato come educazione, come l’aggressione verbale sia contemplata nella strumentazione didattica.

E questo non avviene perchè la maestra ha 15 o 27 bambini, ma perchè non ha preso in carico la bambina che è stata, non ha efficacemente rielaborato il lutto della propria infanzia, che per scatenarsi così verso Yuri, deve esser stata costellata da esperienze in cui la paura è stata utilizzata frequentemente come dissuasore comportamentale e generatore di inconsapevolezza.

Ho provato gran pena per Yuri, per tutti gli Yuri che a loro modo in quei 5 minuti di trambusto geometrico, hanno ricevuto urla e minacce.

Mi dispiace, questa non è scuola, è ignoranza. Questa non è gestione delle situazioni, ma goffa sopravvivenza.

Io sto con Yuri sperando che non ascolti mai quell’ordine di immobilità, ma che sia sempre spronato da sana vitalità a combattere chi abusa del proprio potere e ruolo.

Perchè i bambini ribelli, in fondo, sono i bambini più vitali, che segnalando con vigore chi calpesta i loro bisogni, non si arrendono mai, lottando senza sosta per un riconoscimento e un futuro migliore.

Fate attenzione adulti, a non usare mai la paura come strumento per gestire le insidie educative con i bambini, perchè quello che a voi sembra il modo più rapido di uscire da un intoppo relazionale, per un bambino può significare la perdita delle proprie intime percezioni, può essere l’inizio di un declino interiore.

Fate attenzione insegnanti, perchè a tutte noi hanno sbagliato definizione, ci chiamavamo “i segnanti” prima che una n scegliesse di far da ponte, perchè ogni cosa che facciamo segna un bambino e a volte lo fa drammaticamente.

Siate il segno che libera, siate il segno che rispetta, siate il segno che accompagna, ascolta, siate la voce che a Yuri dice ” danza Yuri, come vuoi, come puoi, con chi vuoi.”

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