Facendo molte formazioni in giro a genitori, aspiranti educatori ed insegnanti, spesso mi vengono raccontate situazioni alle quali insegnanti o tirocinanti hanno assistito (se non addirittura preso parte) o ai genitori sono state spacciate come educative.
Un recente caso, che non è la prima volta che mi capita, è quello del metodo “educativo” o sarebbe meglio dire eduCATTIVO, di legare i bambini del nido sui seggioloni o passeggini in seguito a comportamenti non accettati dall’adulto.
Tale metodo viene venduto come altamente educativo e sano, al punto da sponsorizzarlo, al punto da insegnarlo alle tirocinanti, al punto da raccontarlo candidamente ai genitori del povero malcapitato.
Ebbene cari lettori, spero che l’intima ripugnanza che sento quando vengo a contatto con queste storie, stia lacerando anche voi.
Ci sono animalisti che lanciano appelli contro gli allevamenti, contro le torture agli animali, vedo sdegno pubblico (giustamente) per queste situazioni, mentre per i bambini (tranne casi di cronaca gravi) tutto passa come atto educativo.
Lasciamo le divagazioni e torniamo al seggiolone.
Alcuni esempi di comportamenti non consoni che mi sono stati riferiti sono: il bambino non raccoglie i giochi, il bambino ha dato una botta, il bambino si rifiuta di mangiare.
Eh bè, non so a voi, ma a me sembrano gravissimi episodi per i quali sarebbe forse il caso di ricorrere all’elettroshock, altro che seggiolone!
Alla faccia di tutti gli anni di studio che un maestro deve farsi, a studiare la psicologia evolutiva, di come il comportamentismo è stato superato, di come si è lasciato a Pavlov il suo companellino per far sbavare i cani.
Non è educativo bloccare fisicamente un bambino di 1 anno sul seggiolone.
E’ coercitivo.
Non è educativo lasciarlo piangere per un’ora.
E’ angosciante.
Non è educativo obbligare le nuove leve (educatrici e tirocinanti) a farlo dicendo loro che se non lo fanno sono l’anello debole della catena.
E’ mobbing.
Non è educativo dire al bambino che non lo slegate finchè non cessa di piangere.
E’ violento.
Non è una maestra se fa questo.
E’ una persona che necessita di un percorso personale per scoprire dove tutto questo odio affonda le radici.
Non è sano sapere che queste cose accadano e insabbiare tutto.
E’ vigliacco.
Non è onesto omettere queste pratiche ai genitori.
E’ perseguibile penalmente.
Nessun bambino dovrebbe mai vivere un simile trattamento.
E’ la stessa questione che avevamo già affrontato della “sedia del pensiero”, con l’aggravante che al bambino è imposta la staticità con un dispositivo fisico che non gli permette di muoversi.
In una simile situazione, le uniche informazioni che arrivano al bambino sono:
- “nessuno mi ascolta”;
- è lecito abusare del proprio potere sui più piccoli;
- paura dell’adulto;
- distruzione della fiducia verso chi è grande e dovrebbe proteggermi;
- costruzione del perverso messaggio che un comportamento violento può essere educativo.
State con gli occhi aperti, denunciate le situazioni violente, seppur psicologicamente.
Non si possono più accettare simili trattamenti e pratiche nei confronti dei bambini, chi sa deve assumersi la sua parte di responsabilità denunciando le situazioni senza timore di ripercussioni personali. Questo non è un lavoro che si fa per i soldi, ma un supporto all’umanità in crescita.
Chi lavora nella scuola senza stare dalla parte dei bambini, ha il dovere di andarsene o di esser mandato via.
I contenuti presenti sul blog “Hundreds of Buddhas” sono di proprietà di Emily Mignanelli.
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.