Il bambino è composto da mente, corpo e cuore e partire da qui sembra quasi di star scrivendo una banalità.
Eppure tanto banale non deve essere, se ancora si pensa a scuola che il bambino debba esser solo mente.

Nozioni, concetti, tecniche, contenuti da comprendere, immagazzinare e memorizzare, sono il pane quotidiano di un bambino in età scolare.

Solitamente quando c’è un buon equilibrio sia in uscita (capacità dell’insegnante nelle proposte) che in ingresso (stato del bambino) dei 3 aspetti sopracitati tutto fila liscio.
Ma se il bambino per motivi vari, dovesse aver un peso all’animo, o dovesse esser lui imposta l’immobilità, il disordine interiore che si verrà a creare, ostacolerà la sua sfera di apprendimento.

Per farvi capire meglio quello che prova un bambino, provate a pensare ai giorni successivi una separazione amorosa. Immaginate di esser distrutti dal dolore, vorreste solo passare dal divano al letto, con l’animo decadente e sconfortato sprofondare in uno stato di apatia e dolore, quando all’improvviso qualcuno arriva e vi impone di fare la parafrasi completa dell’inferno della Divina Commedia, oppure di portare a termine una pagina di equazioni di livello triplo salto mortale. Voi come reagireste?

Probabilmente mi sbaglio e passerò come una malpensante con scarsa fiducia verso il prossimo, ma io ci giurerei che piuttosto di studiare vi berreste uno spritz con l’acido muriatico e anche qualora qualcuno riuscisse a convincervi della necessità di apprendere, probabilmente il vostro livello di concentrazione sarebbe uguale a quello di un struzzo al quale qualcuno spiega le regole della briscola.

Insomma, gli esseri umani funzionano così: se uno ha un pensiero, un tormento, un peso al cuore, un nodo alla gola, un facocero nella stomaco, le farfalle nella pancia, i vermi nell’intestino, le lucertole sotto la maglietta della salute, non riesce a concentrarsi, la sua mente è rivolta al tormento sentimentale, al tentativo di trovarvi una soluzione, di uscirne.

Un bambino che prima di uscire di casa ha un violento scontro verbale con i genitori, difficilmente durante la prima ora sarà concentrato.

Un bambino che ha i genitori in via di separazione, difficilmente non avrà momenti in cui il suo animo verrà risvegliato dalla paura di ciò che sta accadendo.

Un bambino innamorato, non fa altro che pensare a quali regali far trovare all’amata.

Un bambino che ha un fratello molto malato, sentirà addosso uno zaino pesante da trasportare.

I bambini continuamente aprono il loro mondo agli adulti. Lo fanno in centinaia di modi, con le parole, con il silenzio, con gli sguardi, con i tic, con i malanni, con i disegni, con le canzoni, con i movimenti, con le paure immotivate ai nostri occhi, con un’eccessiva agitazione, con l’incapacità di dormire, con la fatica di esser bambino e dover sostenere una montagna.

Per poterli aiutare alcuni preziosi consigli sono:

  • se siete una maestra: cercate un momento in cui potere parlare privatamente con il bambino. Inviategli l’importante messaggio che avete colto il suo stato, fatelo sentire visto, riconosciuto, rispettato. Alleggerite il suo carico scolastico se vedete che si trova in difficoltà. Parlate con i genitori e cercate di comprendere cosa sta accadendo. La conoscenza è sempre raggiungibile, la propria intimità invece è più delicata, se la si perde di vista troppo a lungo, può diventare schiva e sfuggente
  • se siete un genitore, non fate sentire il bambino incapace, non all’altezza di apprendere e imparare, deficitario nelle conoscenze e nel percorso scolastico. Questo contribuirebbe ad aumentare il suo carico emotivo. Accoglietelo e legittimate il suo disagio, cercando di capire quanto di ciò che vi sta mostrando è vostra responsabilità. Per la mia esperienza, mi sento di dire che la quasi totalità dei disagi che i bambini provano, dipendono dall’ambiente che gli adulti creano.

Per cui, la prossima volta che qualcuno pronuncerà la frase “il bambino ha ottime potenzialità ma non si applica”, trasformatela in “l’adulto ha ottime potenzialità, ma non si applica abbastanza a comprendere il bambino”.

Andrebbe introdotta la giustificazione di mancato apprendimento per motivazioni emotive. Pensatela come ad una stanza, se è affollata di pensieri, di pene, di emozioni, non ci sarà spazio per altro.

Gli adulti dovrebbero essere degli educatori stradali per il corretto movimento di ciò che accade dentro il bambino, dovrebbero comprendere le priorità, sostenerle e legittimarle.

Ogni bambino che non viene ascoltato raccoglie l’informazione che degli adulti non ci si può fidare, inutile poi lamentarsi del fatto che crescendo non racconti più nulla.

Ogni bambino che non viene ascoltato, a sua volta potrebbe diventare un adulto incapace di ascoltare i bambini.

Ogni bambino a cui viene imposto lo studio mentre è scosso da tempeste interiori, impara a sacrificare se stesso nell’altare del compiacimento degli adulti.

I contenuti presenti sul blog “Hundreds of Buddhas” sono di proprietà di Emily Mignanelli.
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.

6 thoughts

  1. Sono una psicologa e psicoterapeuta. Trovo che i contenuti pubblicati nel blog siano spiegati con grande chiarezza e ironia, caratteristiche che li rendono immediati per il lettore. È un piacere scorrere queste righe!

  2. Mancato apprendinento per motivazioni emotive…
    Ho il cuore in tempesta e il cervello fatica a recepire ciò che dovrebbe apprendere…sintesi della mia vita e….taac….mio figlio di 9 anni si comporta allo stesso modo…che fortuna,eh?! Alta marea….ma vedo una scialuppa là in fondo..💪😁
    Grazie Emily!

  3. Sono un’insegnante e sono d’accordo con quello che dici sul fatto che ilpeso emotivo del bambino/ragazzo incida enormemente sugli apprendimenti.. Purtroppo però nella vita di tutti i giorni le cose non vanno mai linearmente perché, spesso, anche se, un’insegnante che ama e riconosce le emozioni dei suoi bambini/ragazzi a volte solo guardandoli negli occhi e si accorge quando ci sono problematiche in famiglia e cerca di inventarsi strategie per questi alunni, soprattutto sostenendoli, ci sono genitori non VOGLIONO riconoscere queste problematiche e remano contro, ma soprattutto remano contro il figlio che si trova in una confusione totale e ad un certo punto non sa più a chi credere, cosa si può fare in questo caso?

  4. Interessante, mi sarebbe piaciuto condividerlo, su Facebook ma vedo dal disclaimer non è possibile farlo come in genere si fa, tramite i social, se non previa autorizzazione dell’auore. Grazie comunque, è un buon ribaltamento di sguardo, che sarebbe importante in molti contesti.

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