Comune è l’idea che i bambini sin da piccolissimi manifestino una spiccata capacità immaginativa, che la fantasia sia la loro caratteristica fondante.

Ma a ben guardarli e ascoltarli potreste presto capire che in realtà nei primi 5-6 anni a dominare la scena non è la fantasia, bensì la ripetizione, la simulazione il gioco di ruolo.

Lo capite quando dopo aver chiamato vostra figlia “fragolina mia”, lei vi risponde sbottando che il suo nome è Laura e non fragolina.

Lo capite quando vostro figlio attende babbo natale con ansia e adrenalina che neanche voi quando dovevate partorire eravate in un simile stato di eccitazione e attesa. Oppure quando cerca di studiare e capire come diavolo possa entrare dentro casa con tutta quella roba che si porta dietro, tra pacchi, slitta e renne che sicuramente faranno la cacca nel frattempo.

Lo capite quando a vostro figlio dite che i genitori per fare i bambini si fanno le coccole a letto ed ecco giocata la sua autonomia, perché se lui quel fratellino non lo vuole l’unico modo per allontanare il pericolo è non lasciare mai più da soli in camera i propri genitori.

Il bambino nei primi anni costruisce la visione del mondo e tutto ciò che gli raccontate è per lui reale, autentico, assolutamente possibile.

Il bambino costruisce il mondo dall’osservazione del circostante e dalle risposte che noi adulti gli forniamo.

Da quando il bambino nasce inizia a studiare tutto ciò che trova, lo succhia, lo spolpa, lo scandaglia e lo incarna.

Prima arriva la realtà, poi la fantasia.

Come per un poeta prima arriva il linguaggio poi la composizione creativa, per il bambino prima arriva la verità, la realtà, poi la capacità di scomposizione e ricostruzione fantastica.

Durante questa fase di costruzione e acquisizione profonda della realtà, uno dei primi giochi che il bambino mette in atto è quello del ruolo, il bambino finge di esser all’interno di un posizione sociale e ricrea delle relazioni. Solitamente la prima posizione che assume è quella del genitore. “Facciamo finta che io sono la mamma e tu la figlia?”, “facciamo che io sono il papà e tu la mamma?” e così via. Lo fa con i fratelli, con gli amici, con i peluche, i pupazzi e anche gli animali domestici se non ha di meglio intorno.

Per i motivi sopracitati, ciò che i bambini metteranno in scena non sarà un semplice gioco di immaginazione, ma la riproduzione del mondo a loro conosciuto. Osservare un bambino che interpreta voi da fuori è come assistere ad uno psicodramma o ad una costellazione familiare. Le regole sono le stesse: si assegnano i ruoli e ciascuno deve seguire ciò che sente, è molto semplice.

Poter assistere allo spettacolo che vostro figlio manda in scena, ossia voi, vi aiuterà a capire la visione che ha del vostro rapporto, del vostro ruolo, della vostra persona. Vi permetterà di vedervi con i suoi occhi, di capire meglio le vostre fragilità, le vostre debolezze e le bellezze che potreste non riconoscervi.

Ogni volta che un bambino gioca alla famiglia, crea un momento di psicomagia.

Dolto diceva che i bambini sono i nostri primi psicoanalisti e se riuscissimo a comprenderlo ci risparmieremmo belle fatiche e ricerche del miglior specialista della zona.

I bambini vi raccontano ciò che voi cercate di recuperare nei ricordi, nelle rimozioni, nella famiglia.

I bambini vi dipingono con pennellate sincere e oneste.

I bambini con leggerezza recitano anche i ruoli più dolorosi.

I bambini giocando cercano di digerire questo mondo che gli offriamo, se li osserviamo, con spirito di contemplazione e apertura allora saremo in grado di comprendere quale condimento di troppo abbiamo aggiunto, quale invece manca e come aggiustar meglio la nostra ricetta di mondo che stiamo offrendo.

Qualche piccolo consiglio vi può aiutare a sostenerlo in questa fase:

  • evitate di creare costantemente situazioni di gioco organizzato, il gioco di ruolo spesso nasce nei momenti di noia, di ozio, di tempo libero;
  • se il bambino vi invita ad entrare in scena evitate di pilotare la situazione, lui è il regista, voi gli attori. Vedete cosa vi chiede e semmai fate domande per comprendere meglio;
  • non date giudizi su come recita la sua parte, lasciate entrare in voi il messaggio che vi sta delicatamente porgendo;
  • mettete a disposizione dei giochi che gli permettano di creare scene familiari, come ad esempio pupazzi in legno caratterizzati (nonno, nonna, nipoti, ecc..), case delle bambole, bambolotti anche se i bambini sono maschi. Evitate di comprare esclusivamente pupazzi legati a cartoni animati. Fate caso se il bambino ha a disposizione pupazzi sia maschili che femminili;
  • mettete a disposizione del bambino oggetti che può utilizzare per la costruzione delle case e degli ambienti domestici, come cuscini, coperte, teli, mollette, pentoline, piatti, ecc…
  • nei primi anni evitate l’esposizione a cartoni animati e televisione. Ricordate che nella fase della costruzione del reale tutto è vero, dalla mamma che dice che andrà a lavoro alla tartaruga ninja che picchia duro senza creare commozioni cerebrali.

Ogni bambino giocando parlerà di voi, vi dirà chi siete, e come lo fate.

Per cui, se vedete un bambino che gioca, non lo interrompete.

Il gioco è una cosa seria, e se i bambini lo fanno è anche per voi.

Siatene grati.

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