Nei primi sei anni di vita i bambini vivono dei periodi sensitivi, che rappresentano istinti guida evolutivi che li spingono a scegliere attività ed esperienze specifiche per l’acquisizione di abilità psico-fisiche necessarie per accedere ai gradini evolutivi superiori.
Questo concetto era stato individuato da un entomologo olandese, De Vries, ed è poi stato ripreso dalla Montessori ed applicato all’infanzia.
Uno dei periodi sensitivi più potenti che guidano un bambino nei primi anni, è quello del movimento.
Basta osservarli pochi minuti per accorgersi della potente carica motoria di cui sono dotati. Saltano, corrono, si arrampicano, rotolano, strisciano, in continuazione e ovunque.
Una grande esclusa dal mondo pedagogico diffuso in Italia, Emmi Pikler, aveva studiato che un bambino non riesce a mantenere la propria posizione per più di due minuti e mezzo.
E mentre i bambini impongono alla nostra comprensione i loro bisogni io vedo un popolo di adulti affaccendati a studiare strumenti e tecniche per impedire questi movimenti o limitarli al minimo.
Vi faccio qualche esempio per aiutarvi a vedere di cosa parlo.
Da quando i bambini nascono vengono messi in culle, sdraiette, navicelle, ovetti. In dispositivi il cui scopo è quello di contenere il bambino (lontano dalla mamma, ma questo è un altro discorso). Tale contenimento crea delle limitazioni che possono ostacolare il suo sviluppo.
Le sdraiette impongono al bambino la stessa posizione, le cinghie riducono i movimenti, in alcuni ci sono appositi poggiatesta ergonomici che bloccano la possibilità di girarla ai lati. Stesso discoro per quanto riguarda gli ovetti, hanno le stesse limitazioni con un maggiore “incasso” del bambino. Spesso i bambini rifiutano questa posizione e per farceli stare il rischio è quello di ricorrere a ciucci, trastulli continui e nel peggiore dei casi vengono messi davanti uno schermo.
La navicella potenzialmente potrebbe permettere maggior movimento, ma la scarsità degli spazi e l’altezza dei bordi laterali finiscono per permettere al bambino la sola posizione supina e uno sguardo sul mondo rivolto verso l’alto.
I bambini vengono contenuti, infilati, legati, mentre si ignora che l’unica cosa che bisognerebbe fare nei primi mesi, è lasciarli liberi di sperimentare il corpo in libertà, con tutti i movimenti intermedi necessari per acquisirne padronanza.
Questa è stata la grande lezione di Pikler, l’importanza fondamentale di mettere in campo spontaneamente e liberamente i movimenti minimi e preziosi che permettono al bambino di passare da una posizione ad un’altra.
Regola fondamentale dello sviluppo motorio infantile: Non mettere mai un bambino in una posizione che non ha raggiunto autonomamente.
Un esempio per aiutarvi a capire l’applicazione di questa regola.
Se io vi chiedessi, a che età un bambino inizia a star seduto? La risposta potrebbe essere: “quando tiene su la testa e lo inizio a metter seduto con i cuscini attorno”.
Pulsante rosso!
Lo sviluppo naturale sarebbe: lasciato in terra sin da subito, potrà muovere la testa a destra e sinistra, muovere gli arti, sviluppandone la muscolatura necessaria per poi poter rotolare su un fianco. A questo punto facendo forza sulle mani che poggiano a terra, svilupperà controllo e muscolatura a livello degli avambracci e del collo, fino a sollevare il sedere e trovarsi nella posizione del gatto. Da qui riuscirà a sedersi (a dir la verità, alcuni trovano modalità stravaganti e bizzarre, ma il punto è sempre quello dell’autonomia della scoperta della posizione).
Solamente dal momento in cui il bambino ha raggiunto questa posizione potrete metterlo seduto. Quindi evitate di mettercelo precocemente circondandolo da cuscini, questo aiuto può rivelarsi un ostacolo. Se osservate un bambino piccolo, quando va indietro con la schiena alza la testa, come meccanismo di protezione dagli urti.
A lungo andare, l’esperienza di cadere all’indietro e atterrare su dei cuscini gli insegnerà che cadendo non è necessario alzare il capo perché invece dell’urto ci sarà una morbida superficie ad attenderlo. Avete mai notato bambini di un paio di anni che cadono all’indietro a pesce morto, dando delle capocciate sconcertanti? Se faceste un’anamnesi del loro sviluppo motorio probabilmente scoprireste che la sua posizione seduta è stata anticipata.
Stesso discorso per quando si alzano.
Quindi che fare?
Bruciate girelli, guinzagli e affini. I bambini si siedono quando raggiungono quella posizione e iniziano a camminare quando sono pronti, non prima. Non offrite mani, dita per farli avanzare e gioire dei loro progressi, non alzateli prima che lo abbiano fatto da soli perché pensate siano pronti o perché non vedete l’ora di vederli in piedi.
Un bambino che non sa come è passato dalla posizione a terra o quadrupede a quella bipede, spesso non saprà neanche come tornate indietro. Detto in soldoni, se non so come mi sono alzato non so come cadere. Ed ecco innescate spirali pericolose, di bambini alzati precocemente, che cadono e di genitori che rafforzano ansia e strumenti inutili per contenere le cadute (bambini tenuti per il cappuccio ad esempio..).
Se possibile il consiglio è quello di evitare tutti strumenti inutili come quelli sopracitati (tranne ovviamente l’ovetto come seggiolino per la macchina) e optare per un semplice tappeto a terra. Portate sempre con voi una coperta o una maxi-sciarpa su cui adagiare il bambino per farlo stare a terra.
Non mettetelo sdraiato con cuscini che rialzano la sua schiena.
Si è rotolato? Come ha fatto? Si è messo seduto e in piedi? Quando? Come ci è riuscito? Sto ostacolando in qualche modo i suoi movimenti? Sto facendo qualcosa che potrebbe fargli saltare tappe o creare interferenze inutili?
Queste le domande che bisognerebbe porsi. Non fatevi incastrare da un mercato dell’infanzia che cercando di passarvi come fondamentali degli oggetti non fa altro che perpetrare se stesso.
Ti convinco che il box sia fondamentale = vendo.
Ti convinco che senza sdraietta sarai in un mare di guai = vendo. E così via.
Il bambino è strutturato per l’evoluzione naturale e solo il rispetto dei suoi tempi lo porterà ad una crescita sicura, senza intoppi, senza buchi evolutivi, senza errori.
Fidatevi della natura, del suo corso e della saggezza di chi è ancora guidato da forze interiori perfette.

Se potesse parlare sono certa che il corpo di un bambino si esprimerebbe così:
MANIFESTO DEL MOVIMENTO INFANTE
1. sono nato per muovermi;
2. sono nato per esprimermi attraverso il corpo;
3. sono nato per apprendere attraverso esperienze motorie;
4. sono nato per saltare, correre, rotolare e strisciare;
5. sono nato per cadere e rialzarmi;
6. sono nato per sudare, e poi asciugarmi;
7. sono nato per vivere, il movimento esprime la mia vita;
8. sono nato per crescere, le mie forze interiori mi guideranno;
9. sono nato per me, fidati del mio sviluppo;
10. sono nato per esserci, permettimelo.

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One thought

  1. Grazie della riflessione :). Un dubbio: ma se il problema è la libertà di movimento, perché ai neonati piace così tanto stare nella fascia? Quella è una posizione che non raggiungono da soli, nella quale pressoché non possono ruotare la testa, eppure vi stanno benissimo. Per non parlare dei bebé prematuri, per i quali consigliano anche oggi delle legature. Tutto questo per dire che il movimento libero non è forse l’unico criterio, anche se condivido la posizione di fondo dell’articolo, ma con tonalità forse meno nette.

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