Opinione diffusa sembra esser quella che sostiene che, in caso di legame di sangue, l’adulto possa disporre dell’affetto del bambino sempre e comunque.
Che possa assediarlo con baci a schiocco sonanti, affermazioni di affetto da capogiro, abbracci stritolanti.
Bhè, vi svelo un segreto, il fatto che tra voi scorra del sangue non vi dà mai e e in nessun caso il diritto di squarciare i diritti inviolabili di un essere umano: il riconoscimento della propria dignità, il rispetto della propria intimità e la necessità di costruire legami di fiducia e stabilità.
Perciò non assediate i bambini quando li vedete.
Trattenete l’impulso di strapparli dalle braccia della madre, di distoglierli dai loro giochi, di spargere il vostro profumo su tutta la loro testa.
Provate ad applicare le regole di prossemica che utilizzate con gli adulti anche all’infanzia.
Alcuni consigli:
1. non pretendete di prendere in braccio un neonato. La madre sopravvissuta al parto ha necessità di instaurare un profondo legame di riconoscimento e sicurezza con suo figlio, l’istinto di sopravvivenza la porterà a difenderlo dall’ambiente circostante. Siate a disposizione ma non createvi aspettative inutili. Lei saprà riconoscere la differenza tra finto non interesse e reale comprensione della situazione. E’ una scena molto triste quella che si verifica nei reparti maternità in cui il neonato inizia a scivolare tra le braccia delle decine di parenti accorsi a vedere il nuovo miracolo della famiglia. Alla mamma viene detto di riposarsi, ma il suo animo non può riposare se viene allontanato da chi deve proteggere. Ovvio, eccezion fatta per chi ha vissuto parti estremamente impegnativi e ha necessità di un sostegno. Ma anche in quel caso scegliete una persona che possa aiutare la mamma e non tutto l’esercito genealogico.
2. quando la nuova famiglia sarà a casa andateli a trovare con tutta la delicatezza di cui siete capaci. Utilizzate un tono basso, composto, non eccedete nelle esclamazioni e nei toni esaltati. Avvicinatevi al bambino con cautela, guardatelo, sorridetegli, parlate con lui a bassa voce. Prima di poterlo prendere dovrete instaurare con lui un legame di fiducia, fatto di attenzioni posate a accorte. Ricordate che non potete accampare alcun diritto di prelazione sulla sua persona. Prendetelo in braccio solo se la mamma ve lo porge o vi chiede una mano.
3. Per i motivi sopracitati non strappatelo mai dalle braccia della madre!
4. Quando andate a trovarlo, evitate di spalmarvi del profumo ovunque prima di uscire di casa. Bisogna esser state madre per comprendere il fastidio di trovare sul proprio figlio odori estranei. L’essenza più celestiale può diventare un incubo olfattivo. Solo diventando madre ho compreso a pieno quando i grandi ci dicevano di non prendere i cuccioli dei gattini in mano, che cambiando loro l’odore li avremmo fatti rifiutare dalla madre. Anche noi non siamo molto diversi dai nostri cugini animali e come madri abbiamo spesso l’esigenza di ripristinare l’odore del bambino, di cancellare le tracce di quell’invasione.
5. Quando il bambino sarà cresciuto non chiedete baci, non fingete di piangere se non vi abbracciano, non promettete ai bambini dolciumi per una carezza. L’affetto si esprime liberamente, non si impone. Non passate il messaggio che stuzzicando il senso di colpa e offrendo ricompense gradite potrete ottenere baci. E’ un messaggio altamente pericoloso per la crescita dell’individuo. Il corpo e l’affetto non devono esser mai delle merci di scambio.
E ultimo, ma non per importanza, evitate di sbaciucchiare un bambino, chiunque esso sia.
Spesso le mamme sono in difficoltà in queste situzioni, per evitare conflitti familiari, per un senso di cortesia, per mantenere relazioni civili tacciono. Eppure dentro soffrono, esplodono, ribollon d’ira, si sentono impotenti e incapaci di difendere il proprio figlio.
Rispettatele e rispettate i bambini.
Non fate diventare gli abbracci degli assedi, le coccole una prigionia, l’affetto un dovere.
Nessun bambino nasce con il compito di colmare vuoti affettivi, di sollazzare gli animi, di far dimenticare una brutta giornata o di esser utilizzato come bambolotto.
Fatevi solo una domanda quando vi trovate al loro cospetto: “Accetterei mai che qualcuno facesse a me quello che sto facendo a questo bambino?”.
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